Spigolo Marzia

Ovvero salita al Pizzo Lòvet (1269 m) per cresta Sud

Preambolo

La figlia di un amico che sta facendo una tesi di laurea sul botanico triestino Bartolomeo Biasoletto, ha trovato tra la corrispondenza dello scienziato una lettera monca, probabilmente erano due o più fogli, di cui è rimasto solo il primo.

L'autore della missiva era uno studente goriziano tale Anton Tomez. Il documento mi è stato inviato, in qualità di riconosciuto “storico dell'alpinismo” della Valtramontina, dato che da esso si evince una salita al Pizzo Lovet per una via diversa dalla normale, compiuta dal Tomez probabilmente nell'anno della scrittura della lettera, cioè nel 1843.

La lettera

Al ritorno da Polhov Gradec in Slovenia, dove in questo Aprile ho potuto studiare la meravigliosa Daphne del conte Blagay, sul treno ho fatto conoscenza con un operaio scalpellino che rientrava al suo paese dopo un periodo di lavoro in una cava di pietra d'Istria.

Daphne blagayana (foto Franz Maniago)

Entusiasta della mia esperienza botanica gli raccontai con dovizia di particolari i miei studi facendogli pure visionare alcune piante raccolte.

Egli asserì, con mio grandissimo stupore, che nella sua valle detta dei Tramonti, da sempre si conosceva quella specie col nome volgare di Rododendri blanc, che alligna copiosa su un monte che si chiama Pizzo Lòvet. Non feci ora a rientrare a casa che partii nuovamente colla ferrovia per Gemona e Spilimbergo scendendo alla stazione di Medun e di qui con il postale fin dentro la valle dei Tramonti.

L'impressione che mi fece quella plaga, così ascosa e ruspida, mi mise ansia e preoccupazione. Ancor più che per raggiungerne i borghi più interni bisogna inerpicarsi su viottoli di capre esposti ai precipizi dove rumoreggiano acque in forre solo di rado visibili.

Prese informazioni in una osteria, mi recai all'aprico villaggio di Val, incastonato sul versante meridionale del Pizzo Lòvet che lo sovrasta con una netta sagoma piramidale, tale e quale il disegno che fanno i bimbi quando rappresentano una montagna.

...villaggio di Val, incastonato sul versante meridionale del Pizzo Lòvet che lo sovrasta con una netta sagoma piramidale, tale e quale il disegno che fanno i bimbi quando rappresentano una montagna.

Qui conobbi una pastorella della mia età che risponde al nome di Marzia e anche il suo aspetto volitivo e risoluto ricorda le prerogative del dio omonimo. Portava i capelli sciolti, contrariamente alle donne di quei luoghi, fasciate in fazzoletti neri dal sapore funerario. Riccioli neri bizzarri nascondevano a tratti i suoi occhi verdi che non avevano tema di fissare i miei con spavalderia.

Si offrì d'accompagnarmi sul Pizzo Lòvet, ma volle prima sincerarsi sulle mie capacità di camminatore, ché a suo dire l'escursione era piuttosto difficile. In cuor mio non presi in considerazione le sue preoccupazioni fidando che la mia vis maschile fosse superiore alla sua graziosa femminilità.

Mi spiegò che era possibile salire il monte più facilmente aggirandolo, ma i sentieri l'uno passava per Camerada dove viveva un uomo bruto e iracondo, capace di uccidere una pecora con un pugno; l'altro sentiero passava per il Bûs dal Riul, una sorgente dove le anguane irretivano i viandanti annegandoli nelle pozze.

Da uomo di scienza non potevo che sorridere nell'ascoltare tali superstizioni, ma non lo diedi a vedere e mi lasciai condurre dalla pastorella per sentieri arditi.

L'ascesa iniziò da una sella chiamata Forâda e proseguì lungo il filo del costone che scende direttamente dalla vetta.

L'ascesa iniziò da una sella chiamata Forâda e proseguì lungo il filo del costone che scende direttamente dalla vetta.

Fu durissima e perigliosa: mi parve lunga un'eternità e mi trovai a pregare e sperare che quel supplizio finisse presto. Cionondimeno fui estasiato dalle viste di catene di monti che tutt'intorno protendono pareti e torri, divise da valli profonde ammantate di boschi; solo verso meridione interrotte dallo sbocco in pianura del fiume Meduna e da questo varco, lontano si vede il mare e addirittura si riconoscono le montagne dell'Istria e della Dalmazia.

...verso meridione interrotte dallo sbocco in pianura del fiume Meduna e da questo varco, lontano si vede il mare e addirittura si riconoscono le montagne dell'Istria e della Dalmazia.

 

Purtroppo, come detto nel preambolo, qui la lettera termina e non sappiamo se Anton Tomez trovò la Daphne blagayana. Suppongo di no, altrimenti la sua presenza in Valtramontina sarebbe stata nota alla scienza già da allora. A me piace pensare ad un epilogo più romantico: galeotta fu quella gita per Anton e Marzia che s'innamorarono, si sposarono poi in un tripudio di campane a festa e...vissero felici e contenti.

Note tecniche: itinerario evidentemente già percorso ab antiquo da pastori e cacciatori; dislivello da Forcella Forâda: 400 m; arrampicata mista su erba e roccia con difficoltà di primo grado e un passaggio di secondo in un breve camino con masso incastrato. Salita del 17 dicembre 2017 compiuta dallo scrivente e da Claudio Melchior.

Poco sotto la vetta: in alto a sinistra le borgate di Val e Clez.

In cima verso il Cuèl da la Luna

Verso Dosaip e Caserine

Verso la diga del Ciùl